home, news|

Addio a Luigi Pedrazzi: fra i fondatori del Mulino, vicesindaco di Vitali , collaboratore de “L’Apricittà”.

QUELLA VOLTA CHE DOSSETTI DISSE: “SCEGLIEREI IL PEDRAZZINO”

Affabile, disponibile con tutti, mai banale e mai saccente. Un vero cultore del dialogo e del confronto.   A Gigi Pedrazzi era impossibile non volergli bene. E’ stato un professore, un intellettuale,  un giornalista, un saggista, un politico colto, un cattolico affascinato dalla personalità e dall’esperienza politica ed ecclesiale di  Giuseppe Dossetti. Impegnato, soprattutto negli ultimi anni, a far comprendere  il significato ‘epocale’ del Concilio Vaticano II attraverso mail, incontri, libri.  E soprattutto è stato sempre un uomo libero che rispondeva   alla propria coscienza e mai alle proprie convenienze. Anche per questo è stato anche un educatore straordinario per tanti giovani. Nato a Bologna, nel 1927 ( avrebbe compiuto 90 anni a settembre) Pedrazzi   è stato fra i fondatori del Mulino. Cioè uno dei giovani, con Fabio Luca Cavazza, Federico Mancini, Nicola Matteucci, Antonio Santucci, che nel 1951 costituirono il primo nucleo di quella che oggi è una delle più autorevoli realtà culturali italiane. A 29 anni,  Dossetti lo volle in consiglio comunale a Bologna. Famosa la frase “Sceglierei il Pedrazzino”.  Esponente del “fronte del no” al referendum sul divorzio, a metà degli anni Settanta fondò, con Ermanno Gorrieri, il quotidiano bolognese “Il Foglio”, un’esperienza troppo anticipatrice e mal vista sia dal Partito Comunista che dalla Democrazia Cristiana. Finì che Pedrazzi  dovette vendere due appartamenti di proprietà della moglie. Grande animatore anche di piccole esperienze, come “Ginnasio” con il compianto Franco Pecci, aveva una gran fede nell’orizzonte di lungo periodo, nella riflessione, nel contributo alla collettività, nella politica. Romano Prodi lo chiamava “Ulivocultore bolognese” per aver sostenuto, fin dalla nascita, il progetto dell’Ulivo con intuizioni  originali. E così accettò anche l’invito di fare il vicesindaco di Bologna con Walter Vitali dal 1995 al 1999, incarnazione del motto: “  mai più Dozza contro Dossetti”.

LA FIRMA PIU’ AUTOREVOLE DE ‘L’APRICITTA’

Ed è al termine di quell’esperienza che la sua strada si intrecciò con quella delle Acli, con le quali aveva sempre mantenuto un rapporto cordiale e colloquiale, partecipando a varie iniziative. Come un ragazzino, partecipava alle riunioni di redazione, portando il suo contributo nella lettura dei tempi. Per cinque anni , le sue analisi sono apparse sulle colonne dell’ “Apricittà.  Dalla vittoria di Guazzaloca a Bologna, alla riflessione sulle reciproche debolezze di Pds e Popolari,  fino alla nascita di Democrazia e Libertà ed al compito dei cristiani nel centrosinistra. Dalle sfide per la Chiesa dopo l’11 Settembre, all’auspicio di un nuovo ordine mondiale fondato su rispetto e solidarietà. Significativamente nel suo ultimo articolo apparso su “L’Apricittà” del febbraio 2004,  Pedrazzi, riprendendo il messaggio sulla pace di Giovanni Paolo II,  difende il ruolo dell’Onu e si appella “agli uomini tentati di ricorrere all’inaccettabile strumento del terrorismo” e auspica per Bologna  un ruolo di promozione di iniziative internazionali di solidarietà e di promozione di relazioni.  Fra profezia e utopia, Pedrazzi si  era fatto interprete di parole che avrebbe potuto dire e scrivere il suo maestro, Giuseppe Dossetti.  Quasi un lascito testamentario per tutti coloro che hanno goduto del dono prezioso della sua intelligenza e generosità.  L’attualità delle sue indicazioni ci responsabilizza come uomini e donne delle Acli cui sta a cuore il bene comune e la dignità di tutti gli uomini.

Giorgio Tonelli

Comments are closed.

Close Search Window